La Nostra Storia

Piazza Sforza Cesarini
La Piazza Sforza Cesarini ed i suoi dintorni hanno un notevole interesse storico.
Nell’antica Roma esisteva in questa zona un piccolo porto sul Tevere denominato Navalia superiora destinato sia a scopi militari, sia ad immettere merci pregiate al commercio nella ragguardevole IX regione augustea, il Campo Marzio. Nelle vicinanze del Tevere era pure il Trigarium, campo per l’allenamento dei cavalli ed equipaggi delle diverse fazioni che con i carri, (trighe), correvano nel Circo Massimo. Nei pressi si notava una grotta con esalazioni termiche detta Tarentum dedicata agli Dei degli inferi ed infatti nel 1883 si ritrovò sotto il palazzo Sforza un’ara dedicata a Dite e a sua moglie Proserpina.
Nel Medioevo sorgevano qui attorno parecchie strade tortuose che confluivano nella Piazza del Monte Giordano, ricordato da Dante circa i pellegrinaggi per il Giubileo. La Piazza Sforza si chiamò nel Medioevo Platea del Primicerio e nel Rinascimento Pizzo del Merlo. Dove oggi è Piazza della Chiesa Nuova c’era un avvallamento detto la Vallicella, e una contrada detta del Pozzo Bianco.
Il palazzo d’angolo in Piazza Sforza, dove trovasi la “Antica Trattoria Polese”, fu abitato da Vannozza Cattanei con il suo secondo marito Giorgio de Croce e con la piccola Lucrezia Borgia di cinque anni (1485). Si legge infatti un lasciato della Vannozza agli Agostiniani Ante est platea, ab uno latere via quae vadit ad Puteum Blarcum, ab uno latere est via per quam itur ad Cancelleriam (la Cancelleria Vecchia era l’attuale palazzo Sforza).
Il palazzo con un’altana a torre all’angolo della piazza, era l’ospizio dei Boemi fondato nel 1338 e ricostruito da re Carlo IV nel 1437, come ci dice la lapide sulla via Banchi Vecchi.
Il Monumento sulla piazza rappresenta Nicola Spedalieri, filosofo e scrittore, (1795) e autore dei “Diritti dell’uomo”. E’ opera di bronzo dello scultore siciliano Mario Rutelli (1903), lo stesso che scolpì le famose Naiadi nella fontana in Piazza della Repubblica.
Gli alberi della piazza appartengono alla “Pawlonia Imperialis” e sono originari del Giappone. Producono a primavera grosse campanule violacee di delicato profumo.
A. Mastrovito
Palazzo degli Accetti
Il palazzo cinquecentesco degli Accetti, che risvolta su via Sforza Cesarini e su Piazza Sforza Cesarini (n. 41), fu donato nel 1539 da A1lgelo Paluzzo Accetti a Muzio Muti; passo poi ai Del Nero, agli Strozzi e ai Guerrieri, attuali proprarieti. Finito di costruire i primi del Cinquecento per gli Accetti, oriundi toscani presenti a Roma dalla fine del Quattrocento, questo palazzo fu donato nel 1539 a Muzio Muti; in seguito lo ebbero i Del Nero e i fiorentini Strozzi, e infine i Guerrieri, attuali proprietari.Il primo tratto del palazzo,che va dal n.38 al n. 40 di Piazza Sforza Cesarini, e di architettura Raffaellesca, probabilmente opera di qualche diretto discepolo del grande artista, e si accosta ad una preesistenza medievale.
L’intervento Raffaellesco si va ad aggiungere a questa porzione affacciando su Piazza Sforza.
Sulla architettura di questa parte del fabbricato si può notare l’eleganza del porticato del terzo piano sorretto da colonne in cortina di mattoni; tale porticato e limitato solo alle prime tre finestre verso NW. Il secondo tratto che conlprende i numeri 40 – 41- 41/A di Piazza Sforza, il prospetto Sul Via Sforza e i nn. 119 al 124 di Via Banchi Vecchi, sono architettura di Antonio da Sangallo. L’architettura di questa parte del fabbricato consiste, per quel che riguarda i l prospetto di Via Banchi Vecchi in un bugnato in travertino fino all’ altezza di tutto l’ amezzato; tutte le finestre, l’ultimo piano escluso, dei tre prospetti sono circondate da cornici di travertino e bugne di travertino delimitano le facciate di Piazza e di Via Sforza Cesarini mentre le mura sono rivestite a cortina.Su Via Sforza Cesarini l’edificio si sviluppa Su una parte centrale a tre piani con due laterali di quattro: il quarto piano presenta una loggia, chiusa e finestrata nell’ Ottocento, e apre su tre versanti, con facciata principale sulla Via Sforza Cesarini, il cui portale pero e stato murato nell’ Ottocento. Restano i portoni sulle due facciate laterali di Via Banchi Vecchi e di Piazza Sforza Cesarini 41. .
Sui prospetti di Piazza Sforza e Via Banchi Vecchi bugne a raggiera sagomate e rettangolari ricoprono il piano terra dove si aprono botteghe, porte di rimesse e finestre con inferriate. Cantonali di bugne a cuscino salgono fino al primo piano. Le finestre, che poggiano su fasce marcapiano, al primo piano sono incorniciate e al secondo e al terzo ornate di’ architrave. L’ultimo piano era all’ origine una loggia con archi che sono stati in parte trasformati in finestre e in parte murati nell’ Ottocento. Nel complesso il palazzo presenta una varieta che ne vivacizza la facciata.